mercoledì 19 febbraio 2014

Se il Brasile incontra il Giappone... ecco a voi la Temakeria

Se metti insieme la cucina giapponese e quella brasiliana cosa ne vien fuori? Semplice... il Temaki. L’ultima tendenza vuole infatti che il “classico” cono d’alga ripieno di riso e pesce venga gustato con tutta una serie di varianti, il più esotico possibile, purché originarie del brasile. Dove trovare questa prelibatezza? Anche qui la domanda è superflua: nelle Temakerie. Come sempre il tutto ha avuto inizio negli Stati Uniti con la catena di locali cool Sushi Samba che, prima, è sbarcata nel vecchio continente (ha aperto un locale anche a Londra, e pare sia quasi impossibile trovare posto). La diffusione in Europa sta avvenendo a macchia d’olio, e le Temakerie sono sbarcate anche in Italia. Dove? Ma che domande... A Milano, ovvio. Per ora sono soltanto due i locali di cucina nippo-brasiliana, ma almeno un altro paio stanno per aprire i battenti. Finger’s è stato il primo ad apparire nel capoluogo milanese e il successo è stato immediato, diventando in pochissimo tempo uno dei locali più gettonati. Visto il successo immediato è stato subito seguito da Temakinho. Ma, di preciso, cos’è una “temakeria”? Si tratta di un ristorante che unisce la tradizione culinaria giapponese e quella brasiliana (non ci credereste mai, ma in Brasile c’è il nucleo piú importante di giapponesi naturalizzati all’estero, oltre un milione e mezzo). Nel paese sudamericano infatti il sushi e la cucina giapponese hanno avuto negli ultimi anni un impatto “devastante”, conquistando il gusto dei brasiliani. Il temaki è diventato uno dei cibi più richiesti e diffusi, e ovviamente ha subito delle contaminazione con la cucina locale (infinite le varianti con ingredienti tipici del Brasile). L’alga nori, al riso e al pesce fresco si sono fusi con frutta, verdura, salse (piccanti e non) e tanti ingredienti tipici del paese verdeoro. Visto l’incredibile successo, in poco tempo sono nate migliaia di temakerie. Da lì agli Stati Uniti e poi all’Europa il passo è stato breve. E adesso tocca anche all’Italia.
(un mio articolo uscito sul settimanale on line MynapoliWeek)

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