PREMESSA. IoCenzo informa (e fa “il
cazzaro” – cit. -) per passione, per un pizzico (ma pure due) di narcisismo,
perché per lui scrivere è una questione di vita (l'ossigeno proprio). IoCenzo non è al soldo di
nessuno. IoCenzo se dovesse essere al soldo di qualcuno, come fatto in passato,
lo renderebbe pubblico. IoCenzo è libero (o forse si illude di esserlo). IoCenzo scrive quello che pensa sia
la sua verità. IoCenzo rispetta e tiene in conto solo i consigli degli amici.
Che IoCenzo poi faccia di testa sua è un altro conto. Gli amici di IoCenzo non
si sono mai permessi di censurarlo. IoCenzo si piglia certe paliate (fortunatamente solo virtuali) dai sui
amici. IoCenzo… è fatto così: casatiello, autolesionista, cervellotico,
istintivo, di autistima medio-scarsa, empaticamente una pippa proprio, ma è pure un poco bravo guaglione.
IoCenzo spera che i pochi lettori afecionados apprezzino un pochino queste
cose.
Adesso leggetevi questo amarcord. IoCenzo doveva scrivere
qualcosa se no impazziva e usciva di capa. IoCenzo ha profondamente riflettuto su cosa scrivere. IoCenzo ha comunque intossicato l'anima a due o tre cristiani più la moglie e la mamma. IoCenzo poi si è ricordato ‘sto fatto’. IoCenzo allora ha
scritto. Non preoccupatevi IoCenzo tornerà a rompere le scatole a tutti.
IoCenzo prima però deve andare in ferie. IoCenzo aspetta comunque un pezzo
della sua coscienza (Jamm bell… “mammamà” - cit. Sofia), quello più capatostissimo di tutti.
CORREVA L'ANNO 1994. O almeno così
mi pare. Il mese era quello di febbraio. Con un autobus tutto scassato una
quindicina di giovinastri si apprestano a partire alla volta di Pomigliano d’Arco
per disputare una ‘partita storica’. Per la prima volta una squadra sportiva
del Liceo Classico “Giosuè Carducci” di Nola si apprestava a disputare la fase
finale del campionato provinciale di basket. Un successo ‘da ricordare’ per l’epoca
(primi anni ’90), anche il passaggio della fase a gironi, dove Marigliano
imperava nonostante la “generazione di baby fenomeni nolani” che aveva portato
l’allora CAP a disputare il campionato nazionale di categoria (sfidarono all’epoca
pure Caserta (dove se la memoria non mi inganna militava un tale Ancillotto)
pigliando un mega paliatone.
LA SQUADRA. Incoraggiati e
supportati dalla mitica prof. Vanda “sta mano po esse fero” Ferone, si decide,
noi ragazzi delle terze Liceo di apparare la squadra. Ovviamente io non decido
un cazzo, ma i miei migliori amici mi buttano dentro lo stesso. Ogni scusa è
buona per far casino e saltare lezioni e non fare compiti. E noi o le saltiamo tutti insieme o
andiamo a scuola (vabbuò, diciamo così) tutti insieme (ahh beata giovinezza). Per quello che ricordi entrano
nel rooster: Filippo ‘il nazareno’ Podda, Valerio ****ò De Sanctis, Francesco
Casoria, Vincenzo ‘ziuziu’ Pistone, Alessandro ‘Zenone’ D'Alessandro, Dino Nappi,
Emilio ‘l’indiano’ Petillo, Carmine Tulino e io, Vincenzo ‘cenzone’ Capezzuto: sono
quelli che sicuro ci stavano, poi mi pare Francesco Pesce e Umberto ‘malapelle’
Napolitano (ma di sta cosa non ne sono sicuro). La guida tecnica viene affidata a Nino ‘nineo’ Napolitano (che ancora mi domando cosa c'entrasse visto che era più grande di noi),
supportato dal top player Paolo Ammaturo. Paolo è scuola Avellino, gioca
davvero bene per gli standard dell’epoca. Ma non può far parte della squadra
perché tesserato. La ‘botta di culo’ è che quell’anno i tesserati non possono
far parte della squadra. Un vantaggio per il Liceo, uno svantaggio per
Marigliano.
LA FASE A GIRONI. Il Liceo capita
con la Ragioneria del supercampionissimo Massimiliano Guida e la corazzata
Marigliano. La prima partita è con la Ragioneria. Si gioca in 5 contro 1
(PaternoGuida). Quell’1 è (credo) il più forte giocatore di basket nato a Nola da sempre. E fa una roba tipo 40 punti o su di lì. Stravinciamo. Tanto che
gioco pure io per un paio di minuti. La squadra c’è. Siamo organizzati (tre o
quattro schemi, tra cui uno chiamato “pugno”… che cazzo di memoria è…). La prof
Ferone ci crede. Pure noi. Intensifichiamo gli allenamenti. Per la gioia di
tutti. Lezioni saltate, compiti giustificati. Ovviamente si mente di brutto:
due ore di allenamento diventano 4. La partita con il Liceo Scientifico di Marigliano è da dentro o
fuori. Chi vince passa. Storicamente ci hanno sempre fatto il mazzo. Sempre. Ma questa volta è quella buona. La gara è apertissima. Si lotta punto a punto. Coach ‘nineo’ sul finire della
gara per far rifiatare gli altri, chiede a me e Tulino di entrare in campo.
Rispondiamo con lo sguardo: “ma ci hai visto bene a tutti e due”. Alla fine si
vince. Festa grande negli spogliatoi. Si vuole far saltare per aria la Ferone.
Basta uno sguardo. Si cambia subito idea. Pistone salta con noi, nonostante l’infortunio
(fresco operato era indisponibile).
IL GIORNO DELLA PARTITA. Arriva
in un pomeriggio di febbraio. Avversario è un liceo scientifico di Acerra. Si
gioca a Pomigliano, campo neutro. Siamo tutti elettrici. Dopo la scuola si
parte in autobus. Prima tutti dalla signora con megapanini per rimetterci in
forza. Si parte ed è subito caciare. Cori, sfottò e allucchi vari. Nei pressi
della Total Filippo e Pistone mostrano il culo ai passanti dal finestri. E giù
a ridere. Si arriva a Pomigliano. I nostri avversari sono tosti. Brutti,
cattivi e incazzati. Ma noi lo siamo di più. Durante il riscaldamento sale la
tensione. Pistone piglia a calci un banco presente in palestra e lo scaraventa
sul muro. Si ride. Come eravamo scemi. Comincia la gara. In panchina l’assistente
Ammaturo si veste da Carnevale. Da alto e biondo, diventa tarchiato, capelli
lunghi da indiano. E in campo Emilio Petillo è scatenato. Sembra un vichingo
(alto, biondo e infallibile al tiro). Si lotta punto a punto. Gomito a gomito.
Cazzotto a cazzotto. Poco prima dell’intervallo siamo sotto di poco. Pistone
riceve un colpo scorretto e manda con uno spintone prepotentissimo un
avversario dentro i bagni (giuro l’ha fatto davvero). Si tenta lo scontro, gli
animi si surriscaldano. Ad inizio ripresa però la tensione esplode. Filippo,
dopo una serie di colpi proibiti ricevuti, perde la calma (ma com’è potuto
accadere mi domando ancora oggi – ah ah ah) e sgomma di sangue il suo
avversario. Scoppia l’inferno. Tutti rincorrono tutti, le prendiamo (poco) e le
diamo (tante). La prof. Ferone perde tre bottoni del giaccone, nel tentativo di
separarci. Si urlano minacce velatamente delinquenziali (vi veniamo a prendere
fino sotto casa e tanto altro). La gara è sospesa. Ci calmiamo e torniamo alle
nostre case tutti contenti e divertiti. Certo, si poteva fare la storia, ma alla
fine conta che ci siamo divertiti parecchio. Il giorno dopo filone collettivo per
festeggiare fuori da Silvio (che stava ancora fuori al "viale").
Estate post maturità. Io e l'avv. Geppino Podda (foto scattata da Filippo e che custodisco gelosamente) in un caldo pomeriggio post maturità |
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