Pure questa volta, questo pezzo poteva essere un’intervista.
Ma non lo è stato (fortunatamente oso dire altrimenti avrei dormito al Palazzetto). Dunque veloce veloce (come un ‘primo
tempo’ di Chiara Palazzolo) passo alla
cronaca di un mercoledì di recupero da turno infrasettimanale. In una serata di
pioggia. Dopo una giornata di lavoro. E io volevo fare pure l’intervista. Vabbè…
Ci sta pure il fatto che le ragazze del Nola
Città dei Gigli hanno vinto la loro settima partita consecutiva. Guagliù,
ora è ufficiale: si tenta la fuga (grattetevi qualunque cosa, OK).
Politicamente
scorretto. Il primo punto è degli scemi. Ma pure il secondo. E il terzo. Il
quarto... oh!!!
Da dove vengono?
Da Boscotrecase! Che ho scoperto il paese del pollastro allo spiedo. Come Mercato San Severino. Che per
uno che sta digiuno alle 9 di sera… Altro che torroncini…
Il ruolo del
centrale. Ma quanto caspita si muove il centrale? Ma non si stanca mai? E
vai a destra. Salta. E torna al centro. Magari ri-salta. E poi a sinistra. Uaaa….
Mai dirmi di scrivere
qualcosa. M-A-I. Questa volta ci passo sopra. Allora, una persona ha
distribuito qualcosa in tribuna. E mi ha chiesto di citarlo. Guarda, io ho
chiesto pure… mi hanno scritto "Gerry* Vincenzo". Mo non lo so… Io già è tanto
quello che ho fatto.
Generosità. E
comunque, ad onor di cronaca. Il Nola
Città dei Gigli si coccola i suoi tifosi. Non solo coi torroncini. Negli intermezzi
non manca mai qualche regalino per i più piccini. Mo a Natale, che fate? Io
propongo un panettoncino (ecco questa è la volta che abbusco. Da direttore
generale e vicepresidente. Sicurissimo).
Lo schiocco come
marchio di fabbrica. Qualcuno dia un premio al libero D’Alessio. Magari dei
manicotti giallo fluò. E soprattutto mi spieghi come caspita fa a rialzarsi
dopo certi tuffi che si sente lo schiocco fino in piazza.
Droza nervosa e
incazzata. “No. No.. Mamma mia signò. E che so stì pparole mmocca vuje
(cit.)
Cori vintage.
Cioè, le prime volte mi avete favorevolmente impressionato. Ma quando qualcuno
ha intonato “una Drozina, c’è solo una Drozina” sono tornato indietro nel
tempo. E mi sono sentito un “ultras degli anni 90” (cit.)
Cori vintage 2. “Olè
olè olè Nola Nola”… Ok, la macchina del tempo proprio. Così siamo a fine anni ’80.
Catarìììììì.
Ragazzi vi voglio bene. E mi siete pure assai simpatici. Però questa davvero
non si può sentire. Fossi stata in Caterina
Vecchione sarei scappata a piangere negli spogliatoi. Bisogna fare
attenzione. Certe cose possono segnare a vita un'atleta.
Il cavo. Ma come,
uno tesse le lodi (in pubblico e in privato) e voi che fate. Vi perdete per un
cavetto. Per non parlare dell’andamento lento… Buuuu. Buuuu. (abbusco sicuro
proprio).
Richieste. Restano
quelle. Marcia di Radetzky, che è una vera e propria sfida (cioè voglio vedere
se davvero lo fate). E l’Aida. Che mi inzama tantissimo.
La solitudine.
Anche questa volta non voglio fare nomi. Ma la persona in questione forse
capirà. Posso sapere perché ha visto la partita in tribuna sola soletta e lontana da
tutti? Cioè, qua circolano foto del 2011 dove stava addirittura in console. E adesso… Mamma mia che fine abbiamo fatto...
La potenza nelle
gambe. Ammetto la mia preferenza. Cioè, ma voi avete visto come prepara il
salto quando fa il muro la De Martino. Cioè proprio Wille zur
Macht (a proposito professore, perché mette in giro voci fasulle sulla sua
quasi certa presenza al palazzetto? Queste cose non sono da persona seria quale
siete)
PS. * In extremis mi dicono il nome: Gerry Cimmino. Ringraziate che oggi mi sento buono.
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