lunedì 5 marzo 2018

Elezioni e i social: una serie di casi ‘umanolani’



Giuro che sto raccogliendo dati e numeri per fornire uno strumento per l’analisi del voto a Nola. Nell’attesa ho raccolto una serie di fantasiosi (ma non troppo) casi nolani che si sono mossi sui social durante questa campagna elettorale. Come sempre nessuno si offenda. Anche perché in ogni caso umanolano c’è un pizzico di tutti noi, tutti.

Il soldatino Forzista. Un posto al sole ce l’ha grazie al suo partito e al suo onorevole di riferimento. E quindi non può mai tirararsi indietro quando il capo chiama alle armi. Organizza eventi, partecipa col sorriso a convention, pranzi, cene e grandi adunate postando foto e video come a dire: oh, io c’ero, ecco la prova. Presente, semper. Almeno sui social. Poi nell’urna si sa, Dio ti vede… Paolo Russo no (pure se fa l’oculista).

Il democristianoforzademocratico. Quello che “io non ho mai votato Paolo Russo”, ma “pure il PD fa i suoi errori”, si ma “si deve votare la persona non il partito”, però “i grillini pure dicono cose giuste”. Non si schiera mai socialpubblicamente. E' andreottiano in fondo all’anima: amico di tutti. Destra, sinistra o centro, per lui dire sempre di sì è uno stile di vita. Ovviamente il suo voto va a Rockerduck. Da sempre.

Il leghista/fascista antisistema. Si scaglia contro i poteri forti dell’amministrazione comunale nonostante sia in coalizione con gli stessi partiti che governano Nola da secoli. Tra un “vi manderemo a casa” e “a Nola il vostro tempo è finito”, minaccia notti dei lunghi coltelli e purghe salviniane nei confronti di tutto e tutti. Verde e nero sono i colori sociali, e proprio come il Sassuolo alla fine si scansa sempre pigliando paliatoni ogni contesa. Reale e virtuale.

Il grillinolano medio. Lui è anticasta e per il cambiamento. Condivide tutto, dalle fake news ai millemila parenti della Boldrini. Commenta qualsiasi post e risponde come un invasato spesso senza capire una cippa (lippa). “Avete finito di rubare e mangiare” o il classico tauriniano “e fennut a zezzenella” il grido di battaglia. Ovviamente guai a lamentarsi sulle condizioni in cui versa la città o ad abbozzare qualche protesta nei confronti di re, regine, principi e principesse: in quel caso torna a pecorare (nel senso di mettersi a pecora) buttandola su “ma voi volete sempre metterla in politica”. Leone sulla carta, suddito prono nell’anima. Hic sunt pecorones. E mo so pure maggioranza (o forse lo son sempre stati).
Il Piddino nascondino. Come la nebbia a Milano: c’è ma non si vede. Prova a cacciare la testa dalla saracinesca durante il periodo elettorale ma gli manca il numero e alla fine sta sempre lui e i quattro della piazza. Critica e attacca tutti gli altri competitor, ma proprio tutti, senza rispetto e pietà, ma resta un pullicino sperduto che a fine contesa torna nel saracinescato. Insomma la stessa musica da anni, sempre in attesa del cambiamento (e di qualche voto), per il 2019 non gli resta che sperare in qualche top player da altre squadre… Le porte d’altronde sono sempre aperte. Il problema ahimè sono le saracinesche.

Il piddino/forzino provocatore. Ha la faccia delle zoccole vecchie (nel senso positivo del termine) e mi sta molto simpatico. Esperto di politica locale, sa quando è il caso di bacchettare (nel senso di mettere una bacchetta) o di prestare il fianco. Amante della buona tavola (e del baccalà), talvolta ci azzecca talvolta piglia certe cantonate (volutamente però). I suoi post non sono mai banali. O quasi.

Il rafanocomunistapentastellato. Fondamentalmente si professa persona pura e dura di sinistra, ma gli piace azzuppare (nel senso di zuppa proprio) il biscotto con la destra o con chiunque si muova nella stanza dei zupponi. Abilissimo a salire sui carri dei vincitori – nel caso odierno grillini - all’ultimo minuto senza neppure farsi sgamare. Comunista così… così… così… così... comunista? chi?

Il perculatore masochista. Scherza e fa ironia su tutto e tutti. O quasi. Le sue sagaci battute e i suoi ironici post spesso valgono quanto un editoriale. Peccato non venga mai compreso e si pigli commenti, generalmente dei grillininolani medi  o di qualche soldatino forzitsa, che lo rimpiono di insulti accusandolo: “ma perché non critichi mai la sinistra?”. E nonostante gli faccia vedere che lui percula tutti, continua ad attirare munnezza e degrado. Sorge il dubbio che alla fine gli piace tanto. E ci gode pure.

Il webete tuttologanalista. Previsioni e analisi del voto che voi umani non potete neppure immaginare. Esprime pareri su tutto e il suo contrario, senso o logica non sono contemplati. Da brividi i commenti di altri come o peggio di lui. Il nulla cosmico avrebbe almeno un senso: lui neppure quello.

Il napoletamoralizzatore antigrillino. 30 giorni e un unico socialobiettivo: criticare giggino e i suoi cumparielli. Tra un post antipentastellati e un altro, gli parte random un insulto a Berlusconi (se di destra) o a Renzi. Partenopeo nel dna. Salvini resta nemico pubblico numero uno.



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