Centrale si nasce e non si diventa. In genere vieni scelta
perché sei la più alta, ma poi finisci per farti prendere da questo ruolo
ingrato. Dove sono più le volte che salti a vuoto che quelle in cui ricevi la
palla. E non perché devi fare una finta, perché la palleggiatrice può sempre cambiare
idea e tu devi farti trovare pronta. E’ un ruolo dove ci vuole un fisico
bestiale a fare destra-centro-sinistra e poi sinistra-centro-destra sotto rete (e poi ancora e ancora e ancora),
ma anche grande freddezza e lucidità perché devi leggere il gioco della
palleggiatrice avversaria… ma pure quello della tua. Insomma, la vita del
centrale è di per se una vita di m***a. “Se
poi la palleggiatrice avversaria è una come Elena
Drozina lo è ancora di più. A volte in allenamento non mi fa capire proprio
nulla e salto a vuoto che è un piacere”, commenta ridendo Chiara Palazzolo, 20 (quasi 21) anni di centrale in forza al Nola Città dei Gigli.
Chiara mi ha offerto un caffè e mi ha parlato di tante cose.
Alla fine è venuta fuori per quella che è, una ragazza di 20 anni. Con tutti i
pro e i contro di avere 20 anni. Una piacevole chiacchierata, dunque, anche e soprattutto
sul ruolo del centrale. “Tu una volta hai colto benissimo in un tuo articolo
cosa significa giocare da centrale. Cambi di direzione continui, destra-sinistra-centro e di nuovo a destra, poi devi leggere le
situazioni, devi correre come speedy gonzales proprio. Si fatica tanto. Non è una vita facile
(ride)”. Mi spiega tutto del suo ruolo, parlandomi pure di certo cose strane,
come “il primo tempo fuori tempo, la sette, la fast, la due C”… e io la faccio
parlare perché si vede che si vuole raccontare, quasi sfogare. E intanto
annuisco con la testa come a dire “Eh lo so so” (si ma che c***o è una due C? e
una sette?).
Classe 1997,
Chiara Palazzolo è una delle ‘piccole pesti’ che non troppi anni fa riuscirono
a giocarsi il titolo di campione nazionale di categoria.
“Siamo cresciute insieme – mi spiega – Siamo sempre state un
grande gruppo. Tutte legate l’una all’altra. Siamo cresciute insieme, sia
sportivamente che caratterialmente. Siamo ancora molto legate”.
Quante siete rimaste
di quel gruppo in squadra?
“Adesso siamo rimaste solo in tre. Io, Alessia e Lucia. Che
è la mia migliore amica e siamo proprio inseparabili dentro e fuori dal campo. Poco
fa è andata via Caterina. Ad inizio stagione invece ci ha lasciato Santa”.
Come l’hai presa?
“Malissimo. Quando giochi insieme a qualcuno da sempre, il
distacco è traumatico. Perché non siamo solo compagne di squadra, ma qualcosa
in più. Le esperienze vissute insieme, le vittorie e le sconfitte. I momenti di
gioia e quelli tristi. Abbiamo condiviso anche momenti di vita importanti. E’
normale che sono situazioni toste da affrontare. Penso a Santa, a Caterina. Con
tutte le ragazze ci siamo sempre aiutate a vicenda. Purtroppo anche i distacchi
fanno parti di certi processi di crescita. Ho cominciato ad imparare che alla
fine devi cominciare a contare principalmente su te stessa. Anche se per una
che se pensa alla pallavolo pensa alle sue amiche non è stato facile. Anzi
ancora non lo è…”
A 20 anni è normale,
però poi si cresce dai…
“Stai parlando con una che voleva fare la ballerina ma che è
stata obbligata a giocare a pallavolo. E allora ho obbligato tutte le mie
amiche a venire con me”.
Un caratterino niente
male…
“No infatti (ride). Sono una abbastanza tosta. Molto
diretta, che non le manda mai a dire. Anche se prima ero peggio, tutto istinto.
Adesso, grazie anche alla pallavolo e soprattutto a tutte le volte che Guido mi
ha alzato le sedie addosso (giuro ha detto proprio così), ho imparato ad
essere un po’ più riflessiva”.
Cioè stai dicendo che
Guido Pasciari ti prendeva a sediate sulla schiena?
“No no (ride tanto). Diciamo sono ‘sedie addosso’
metaforiche (ride). Guido è stato importante per la mia crescita sia sotto l’aspetto
caratteriale che sotto quello di atleta. Se oggi sono quella che sono lo devo
anche a lui. Però fatevi dire quante cazziate mi ha fatto… Credo che per tutto
il gruppo delle ex ‘piccole pesti’ Guido è come un secondo padre. Lo sai che è stato
lui a decidere che dovevo fare il centrale… anche perché io fino a 14 anni ero
proprio una schiappa poi non so neppure io cosa è successo…”
Dunque alla fine,
Chiara Palazzolo è una che sa quello che vuole? Per esempio, giocare a pallavolo…
“Ehmmm… L’anno scorso ho smesso per qualche mese. Non avevo
più gli stimoli, non so cosa mi sia successo, ma non me la sentivo più di
giocare. Alla fine però non ce l’ho fatta a stare ferma. Sono tornate perché mi
mancava troppo. Mi sono sentita come se mi mancasse l’aria e dopo meno di due
mesi sono tornata”.
Questa stagione
invece… come sta andando?
“Stiamo tutte lavorando sodo, cercando di fare del nostro
meglio. Luciano poi è un allenatore che ti chiede sempre il massimo. Sia sotto
l’aspetto fisico che mentale. Io, tutte noi, stiamo facendo dei sacrifici
immensi e ce la stiamo mettendo davvero tutta. Vogliamo cercare di regalare
soddisfazioni importanti alla società, che per noi è davvero come una seconda
famiglia. E non sono parole di circostanza. Guarda che è davvero così. Una
parte della mia vita l’ho trascorsa con questa squadra, con queste persone ”.
Quanto vi stanno
aiutando due atlete di valore come Elena Drozina e Anna Pericolo?
“E’ normale che hai solo da imparare da due come loro. Elena
è praticamente un’allenatrice in campo, oltre ad essere una palleggiatrice
davvero incredibile. Guarda, è davvero forte. Anna invece la vedo come una mamma
(nel senso che è
anagraficamente avanti negli anni? Anna Pericolo velatamente – ma neppure troppo
- sta dicendo che sei vecchia… attenzione eh), in campo è una tosta,
ma davvero tosta… assai proprio. Comunque non ci hanno mai fatto pesare la loro
maggiore esperienza, anzi sono sempre pronte a darci una mano”.
L’obiettivo alla fine
è quello di andare in B2…
“La società se lo merita, ma noi dobbiamo comunque andare
avanti un passo alla volta. Per ora pensiamo a chiudere al primo posto la
regoular season poi pensiamo al resto. Però io una cosa la posso affermare con
certezza assoluta: che tutti i sacrifici che stiamo facendo devono per forza portare
dei risultati importanti. Questa cosa non esiste proprio”. E basta guardarla
negli occhi e notare come cambia il tono della voce che è proprio convinta...
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